9.2 I Designers
ALVAR AALTO
Architetto finlandese, nato a Kuortane nel 1898 e deceduto a Helsinki nel 1976.
Tra le sue opere più importanti: la Biblioteca di Viipuri(1927-1935), il Sanatorio di Paimio(1929-33), la sistemazione del nuovo centro di Helsinki(1955-58), il padiglione della Finlandia alle esposizioni di Parigi(1937) e New York(1938).
Dal 1946 al 1948 insegna al Massachusetts Institute of Tecnology a Cambridge(Usa), istituto, in cui ha progettato i dormitori.
Definito un "razionalista organico": razionalista, perché le forme delle sue architetture sono dettate, nei dettagli e nell'arredamento, dalla funzione; ma proprio perché determinata dalla funzione, la forma non può essere rigidamente geometrica e deve muoversi liberamente in relazione alle esigenze interne. Dunque in lui c'è anche l'organicità di Wright, tanto più che Aalto concepisce l'architettura come qualcosa di vivente entro l'ambiente naturale ed usa di preferenza il legno, soprattutto di betulla, che è la materia principale della sua nazione, la Finlandia, coperta dac foreste per il 64% del territorio.
Tutti i progetti di mobili di Alvar Aalto sono nati in rapporto ai suoi edifici qualificandosi, come egli stesso sottolinea, quali "accessori dell'architettura". Ciò nonostante essi possiedono la dote, che solo il miglior design contempla, di saper vivere autonomamente in diversi tempi e luoghi, come dimostrano la loro straordinaria longevità e costante presenza sul mercato.
Tra le sue opere:
- Poltrona "Paimio" (1930/33)
- Carrello da tè (1935/36)
ALCHYMIA
"Alchymia, progettazione di immagini per il XX secolo", nata a Milano nel 1976 grazie ad un gruppo di non-architetti (A. e A. Guerriero, B. e G. Gregori) ed entrata in contatto con gli esponenti dell'ex "Radical Design", nel 1978 ha presentato la prima collezione di mobili, a cui segue nel 1979 la collezione "Bau.Haus uno e due": autori degli oggetti sono Branzi, Dalisi, Mendini, De Lucchi, Raggi, Sottsass.
Nata come struttura per la produzione autonoma di arredi non industriali, Alcymia estende progressivamente la sua attività ad un concetto di design allargato a tutti i campi di espressione:ricerca, grafica, libri, riviste, video, scenografia, moda gioielli. Gli è stato assegnato il Compasso d'Oro 1981 per la ricerca nel design. Con Alchymia hanno lavorato e collaborato:
D. Biffi, C. Bontempi, S. Casciani, B. Gregori, J.King, A. Mendini, P.Scarzella.
Alchymia ha prodotto oggetti di: E.Sottsass, A.Branzi, A. Mendini, M. De Lucchi, F.Raggi, R. Dalisi, ecc..
ARCHIZOOM ASSOCIATI
Fondato a Firenze nel 1966 da A. Branzi, G. Corretti, P. Deganello, M. Morozzi, il gruppo ha iniziato la sua attività nel campo dell'architettura e della ricerca urbana, impostando alcune delle tematiche principali dell'architettura radicale, come la "No-stop City". Si è accostato poi al design innovativo ed alla progettazione ambientale, curando mostre, progettando allestimenti e prodotti. Nel campo del furniture design, gli Archizoom hanno raggiunto il loro risultato più innovativo e famoso con il Sistema di sedute "A & O", progettato nel 1973 e messo in produzione da Cassina nel 1975, un anno dopo il loro scioglimento, avvenuto a Milano, dove si erano trasferiti nel 1973.
GAE AULENTI
Nata a Palazzolo della Stella, in Friuli nel 1927 e laureata in architettura al Politecnico di Milano, insegna all'Università di Venezia e poi all'Istituto di Composizione architettonica di Milano. Si forma nel gruppo di giovani legati ad E. Rogers, con cui collabora alla redazione di "Casabella" dal 1955 al 1965. Ha creato mobili per Knoll international, Zanotta e Fontana Arte. Ha partecipato alla sistemazione dei magazzini Olivetti a Parigi e Buenos-Aires, Knoll international a Boston, New York e Milano, Dior a Parigi e Fiat a Torino, tra il 1985 ed il 1987. Dagli anni Settanta si occupa di scenografia e spazio teatrale: ha allestito il Museo Nazionale di Arte Moderna al Centre G. Pompidou e progettato gli interni del Musée d'Orsay, a Parigi. Nel settembre 1987 il presidente francese Mitterand le ha conferito il titolo di "Chevalier de la Legion d'Honneur".
Gae Aulenti offre nella sua intensa attività una profonda concezione dell'habitat ed una impeccabile qualità di gusto. I numerosi e diversi ambienti sistemati recano il segno di essere stati concepiti nella loro totale integrità, fino agli oggetti disposti in questi spazi, cioè ogni oggetto viene creato per uno spazio architettonico preciso ed in armonia di relazioni con gli altri oggetti. Oggetti pensati come "pezzi unici", che trascorso un periodo di osservazione, vengono posti in edizione :così si possono vedere delle lampade o delle sedie ideate in origine per show room della Fiat o dell'Olivetti ambientarsi ed integrarsi nelle dimore classiche. La ragione di questa possibile disponibilità va cercata nel valore estetico dell'oggetto, concepito e per la sua forma e per la sua precisa entità. Per Gae Aulenti è di primaria importanza la ricerca della forma, che deve corrispondere, al di là del funzionalismo apparente delle cose, alla precisa epoca di evoluzione dell'uomo e dei sempre nuovi spazi architettonici.
Tra le sue creazioni di design:
- sedia a dondolo"Sgarsul"(1961), per Poltronova
- lampada "Pipistrello"(1966), per Martinelli luce
- lampada "Patroclo"(1975), per Artemide
- Tavolo basso in cristallo con ruote(1981), per Fontana Arte.
- sedia "4854" in poliuretano, famiglia Knoll (1982), per Kartell
MARIO BELLINI
Nato a Milano nel 1935, si è laureato in architettura al Politecnico del capoluogo lombado nel 1959.
Lavora come architetto e designer per ditte quali, Artemide, B & B, Cassina, Poltrona Frau, Ideal Standard. Dal 1965 è responsabile del disegno per il settore, macchine per ufficio e computer, dell'Olivetti. Nel 1972 ha partecipato alla mostra del MOMA "Italy: The New Domestic Landscape" con il prototipo di ambiente mobile "Kar- A – Sutra"., suscitando molto interesse. Dal 1986 è direttore della rivista "Domus". Ha avuto molti riconoscimenti, tra cui il Compasso d'oro nel 1962,1964,1970 e 1986. Nel 1987 il MOMA gli ha dedicato una mostra personale.Tra i maggiori esponenti del design italiano, ha contribuito con la sua feconda attività di progettista, operante nei diversi settori della produzione industriale, a definire le precise caratteristiche della cosiddetta "Linea italiana". Negli oggetti progettati da Bellini c'è, anzitutto, una impeccabile chiarezza di intenzioni e di propositi che discende dalla serietà con cui sono affrontati i problemi preliminari, indagati e conosciuti gli stati di fatto, comparativamente valutate le componenti che convergono nel tema.
Noti ai più sono i suoi prodotti, che vanno da:
- "Tavolo da pranzo, gioco e studio" (1961/62) Pedretti, Compasso d'Oro
- la serie di imbottiti "Le Bambole" (1971/72) per B & B, esempio di progettazione modulare
- la lampada "Chiara" (1967) per Flos
- la macchina per scrivere "Studio 46" (1974) per Olivetti
- lampada "Area"(1974/75) per Artemide
- il televisore portatile " Monitor 15''" (1976) per Brionvega
- poltrone e divani "Duc", "Clarence", "Tibury" (1976) per Cassina
- la sedia "Cab" (1977/79) per Cassina
- l'antenna rotante "Robot" (1981) per Brionvega
- poltrona "Gran Frau" (1982) per Poltrona Frau
HARRY BERTOIA
Pittore, scultore e designer statunitense, di origine italiana, nato a San Lorenzo nel 1915 e deceduto a Philadelphia nel 1978. Trasferitosi con la famiglia negli Stati Uniti nel 1930, studia pittura all'Accademia Carnbrook di Detroit, dove poi insegna, dal 1939, tecniche della lavorazione dei metalli, incarico affidatogli da E. Saarinen. Già orientato verso l'espressione astratto- geometrica, Bertoia fu sensibile, nella sua pittura, alle influenze europee, in particolare di Paul Klee, e, per altri aspetti, a suggestioni del Surrealismo di Max Ernst. Il suo accostamento al design fu favorito, agli inizi degli anni Quaranta, dall'incontro con Hans Knoll, ma le sue prime esperienze nell'ambito della ditta, per la quale iniziò a lavorare nel 1950 a Bally (Pennsylvania), furono più scultoree che di designer, limitandosi quest'ultima attività al ritocco ed alla modifica di progetti. Come scultore, Bertoia portava nell'ambiente della Knoll le sue esperienze maturate presso il laboratorio navale di Point Loma, dove condusse studi sulla resistenza dei materiali e dove l'uso dello stroboscopio gli aveva rivelato la bellezza delle linee ripetitive, immagini dalle quali poi generarono i trapezoidi multicolori e le sue prime sculture a fascette di metallo che si elevano nello spazio. Proprio in questo periodo e da queste esperienze plastico- spaziali nascono le famose sedie di Bertoia, in metallo, a disegno astratto- geometrico, con spalliera e sedile a reticolo, su struttura di acciaio: fantasiosi "grattages" plastici. Per Bertoia non vi sono differenze di concezione tra una scultura ed una sedia: nella scultura lo preoccupa principalmente lo spazio, la forma e le caratteristiche del metallo; nelle sedie si devono soddisfare molti problemi funzionali, ed è questa la prima necessità, ma quando si entra nel cuore del lavoro le sedie diventano anch'esse studi sullo spazio, la forma ed il metallo. Le sculture di Bertoia sono costituite da mille piccole unità, e queste messe assieme producono una grossa scultura: lo stesso vale per le sedie, infatti la sedia ha molte piccole forme a diamante nella sua gabbia di ferro e tutte si uniscono a formare un grosso diamante, che è la forma dell'intera sedia. Si tratta di un principio organico, come una struttura cellulare.Tra le sue realizzazioni nel campo del design: Sedie in filo di acciaio, mod.420 (1951/52 per Knoll international)
CINI BOERI
Nata a Milano nel 1924, laureata in Architettura, ha collaborato con Zanuso dal 1952 al 1963, occupandosi di architettura e di design e dedicando particolare attenzione allo studio della funzionalità della casa in abitazioni di ridotte dimensioni, offrendo, attraverso l'eleganza delle sue soluzioni, nuove possibilità. Nel 1972, con la collaborazione di L. Griziotti mette a punto il letto "Strip" per Arflex, costituito da monoblocchi di poliuretano espanso, a densità graduata, con rivestimento estraibile, con cui ottiene il Compasso d'Oro 1979. Con Gae Aulenti è una delle poche donne protagoniste del " Bel Design" italiano degli anni Sessanta e Settanta.
Tra le sue creazioni nel campo del design:
- poltrona "Borgogna" (1964) per Arflex
- divano "Il Serpentone" (1971) per Arflex
- tavoli "Babele" (1973) per Arflex
- poltroncina "Taboga" (1975) per Arflex
- lampada "Abatjour" (1975) per Tronconi
- tavolo e poltroncina "Folio" (1980) per Rosenthal, Germania
- poltrona "Ghost" (1987) per Fiam
RODOLFO BONETTO
Designer, nato a Milano 1929 e scomparso nel 1991. Inizia la sua attività nel 1958 impegnandosi nel settore dei beni di consumo durevoli come gli elettrodomestici, i sanitari, le radio o le strumentazioni per gli aerei, sapendo coniugare la conoscenza delle tecnologie produttive e dei materiali con valenze ergonomiche e di corretta ricerca formale. Docente alla Hochsclule fur Gestaltung di Ulm dal 1961 al 1965, è stato insignito di sei Compassi d'Oro, tra cui nel 1963 per la sveglia "Sfericlock" (Veglia Borletti) e nel 1967 per la macchina utensile a controllo numerico "O.C.N." (Olivettti). Autore del motore "Fire" (1984) per Fiat, di "Rotor", telefono pubblico Sip (1989) e del meccanismo di apertura automatico per cancelli "Cross 6" (Novotecnica) è stato membro di giurie nazionali ed internazionali e presidente dell'Icsid, dal 1981 al 1983. Bonetto è l'unico designer italiano che non abbia mai firmato progetti di aerchitettura, da sempre esclusivamente interessato alla produzione in serie. Dopo la sua morte, gli è stato dedicato Il Compasso d'Oro 1991 alla memoria per il complesso della sua attività, che oggi continua con lo studio Bonetto Design, coordinato dal figlio Marco.
MARIO BOTTA
Nato nel 1943 a Mendrisio, in Svizzera, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Milano, poi si è laureato in architettura all'Università di Venezia. Ha fatto esperienza pratica nello studio di Le Corbusier, collaborando col maestro al progetto per l'ospedale di Venezia, ed ha iniziato la professione di architetto a Lugano nel 1969. Ha realizzato molte case private ed edilizi commerciali in svizzera, spesso genericamente definiti "razionalisti". Dal 1982 si è occupato anche di design, disegnando mobili per Alias: alcune sue realizzazioni fanno parte della collezione permanente del MOMA di New York.
Tra le sue creazioni:
- sedia "Seconda"(1982) per Alias
- lampada "Melanos"(1986) per Artemide
ANDREA BRANZI
Architetto e designer, nato e laureatosi a Firenze, vive e lavora a Milano. Ha fatto parte fino al 1974 del Gruppo Archizoom Associati, primo gruppo italiano di avanguardia, noto in campo internazionale. Dal 1972 si è occupato, oltre che di progettazione, dei problemi teorici della ricerca del Nuovo Design. Tra il 1971 ed il 1974 è coordinatore generale della Sezione Internazionale di Design della XV Triennale di Milano e con Sottsass, Mendini, La Pietra e altri è il fondatore dei "Laboratori Didattici per la creatività Individuale Global Tools". Nel 1977 ha coordinato a Noviglio(Milano), la grande mostra "Il design Italiano negli anni Cinquanta", di cui ha curato e introdotto il libro omomnimo pubblicato nel 1979 dall'Editoriale Domus. E' stato membro della C.D.M. (Consulenti Design Milano), con la quale ha vinto nel 1979 il Compasso d'oro per le ricerche di design primario. Nel 1980 è stato pubblicata una antologia dei suoi scritti teorici a partire dal 1972 "Moderno, Postmoderno, Millenario"). Nel 1982 e nel 1983 è stato professore a contratto presso l'Istituto di Disegno Industriale della facoltà di Architettura di Palermo., e dal 1983 al 1987 è stato direttore della Domus Academy, nuova scuola internazionale di perfezionamento post-universitario nel settore del Nuovo Design.
Tra le sue creazioni nel campo del design: Il bollitore "Mama-ò" (1988) per Alessi.
MARCEL BREUER
Architetto e designer ungherese, nato a Pécs nel 1902 e deceduto a New York nel 1981.
Formatosi al laboratorio di falegnameria del Bauhaus, dal 1925 ne dirige a Dessau il laboratorio del mobile, dove crea le sue opere più geniali. Nel 1933, il Bauhaus, la scuola tedesca di architettura e di arti applicate fondata da Walter Gropius nel 1919, chiude definitivamente. Breuer lascia la Germania nazista nel 1935 e si stabilisce a Londra, lavorando come architetto fino al 1937, quando raggiunge Gropius ad Harvard, dove insegna per vari anni. In collaborazione con P. L. Nervi e B. Zehrfuss nel 1953 realizza il Palazzo de l'Unesco a Parigi. Dal 1960 al 1962 erige il centro di ricerche IBM a Gaude.
Del 1966 è la sua opera più importante, il Whitney Museum a New York.
Nel campo del design le sue creazioni maggiori sono la sedia "Wassilij" (1925) e la sedia "Cesca"(1928).
ACHILLE(1918), LIVIO(1911/ 1979) E PIER GIACOMO(1913/1968) CASTIGLIONI
Laureati in architettura tra il 1936 ed il 1944, iniziano l'attività professionale nel 1938.
Chiuso lo studio nel 1940 a causa della guerra, viene riaperto nel 1945 da Pier Giacomo e Achille, che da allora continuano ininterrottamente la collaborazione nei settori dell'architettura e del design. Livio prosegue individualmente la sua attività, soprattutto nell'illuminotecnica. La coppia Achille e Pier Giacomo è per tutti gli anni '50 e '60 protagonista indiscussa della scena sperimentale del design italiano: moltissimi i prodotti da loro disegnati (famosissime le loro lampade), con una vena ironica e surreale. Tutta la loro attività progettuale è caratterizzata dalla ricerca su tecniche, materiali e forme nuove, tendente alla realizzazione di un processo di progettazione integrale. Alla scomparsa di Pier Giacomo, Achille continua con enorme successo l'attività dello studio e dal 1969 è libero docente alla facoltà di Architettura al Politecnico di Torino.
Achille dal 1947 è presente alla Triennale di Milano, dal VIII alla XV edizione del 1973, ottenendovi premi e riconoscimenti (alla IX ed alla X, 1951 e 1954 ha vinto il "Gran Premio"). Ha ricevuto il "Compasso d'oro" nel 1955, 1960, 1962, 1964 e 1979.
Nel 1984 il Museum Fur Angewandte Kunst gli ha dedicato una mostra personale, tenutasi in seguito anche a Berlino, Zurigo, Milano, L'Aja, Parigi, Madrid e Goteborg. Achille ha costantemente operato su una singolare "tastiera" di motivi, dal riconoscimento culturale fino alla predilezione per la messa in valore della pura soluzione tecnica, per l'ottenimento dell'oggetto per assemblaggio di parti preesistenti, destinate ad altro uso, sempre privilegiando il momento concettuale dell'invenzione rispetto a quello operativo della elaborazione (ready- made). Sull'importanza e la responsabilità dei complessi problemi del design, Achille Castiglioni ha sempre avuto, per ricchezza di esperienze e saldezza di preparazione, una visione netta e cosciente, considerando la progettazione di un oggetto di serie industriale un processo integrale di continua partecipazione umana e di scelte che devono precedere e condizionare ogni metodologia settoriale: un operazione di cultura prima che una classificazione strumentale. Il ruolo del progettista si configura come quello di un continuo ricercatore, e la sua attività si evolve nei metodi con l'evolversi delle situazioni politiche, economiche, produttive :il design non è una disciplina ma un atteggiamento risultante da una formazione personale di critica umanistica, di critica tecnologica di critica economica e di critica politica. Achille cerca di vincere l'intrinseca provvisorietà e la rapida consumazione materiale e psicologica del prodotto, dovuta ad una incentivazione commerciale ed alla consueta spinta alla individuazione di funzioni capziose e forzose. Il designer cerca di ottenere un valore semantico sottratto alla confusione ed alla desemantizzazione. La questione è di non fare un design puramente visuale puntando, sull'oggetto di per sé , ma organico, di spostare l'attenzione dall'oggetto all'ambiente e di leggere questo come una presenza attiva, dotata di una logica che gli è impressa da chi lo abita e frequenta.
Nel campo della progettazione degli apparecchi illuminanti Achille e Pier Giacomo, focalizzano il loro interesse sull'elemento FONTE LUMINOSA , in modo da soddisfare le seguenti possibilità:
a. La variabilità del punto luminoso lungo la verticale (lampade a saliscendi)
b. Orientabilità del fascio luminoso in una o più direzioni
c. Variabilità dell'intensità luminosa con apposito variatore elettrico
I Castiglioni privilegiano la luce sulla lampada: rinnovabilità, mutabilità e adeguamento allo spazio d'uso, proprie della luce e che la lampada tende a costringere e schematizzare.
Tra le lampade, progettate da Achille Castiglioni per la Flos, vanno ricordate:
- "Splugen Brau"(1960/61)
- "Toio"(1962)
- "Taccia"(1962)
- "Arco"(1962)
- "Parentesi"(1969), Compasso d'Oro 1979
- "Ipotenusa"(1976)
- "Frisby"(1978)
- "Gibigiana"(1980)
Negli anni '60 per la Brionvega Achille e Pier Giacomo progettano l'RR 126- Radiofonografo stereofonico(1964/66).
Per Zanotta Castiglioni disegna:
- Sgabello "Mezzadro"(1955/70)
- Posacenere "Servofumo"(1961)
- Tavolino "Servomuto"(1976)
- Tavolo "Cumano"(1979), Compasso d'Oro 1981
Per Alessi Castiglioni crea:
- Posacenere a molle (1970)
- Ampolline per olio e aceto a contrappesi (1984/95)
JEANNOT CERRUTTI
Nato a Casablanca, in Marocco nel 1953, dal 1973 si occupa di progettazione architettonica e interior design in Italia e all'estero, e dal 1982 di design. Ha disegnato vetri d'arte per la Fama di Rovigo e, a partire dal 1986, lampade per Artemide, tra cui la lampada da terra "Line", e la lampada a parete e a sospensione "Nemo"(1993). Per la Sawaya & Moroni ha progettato la libreria "Lilabel" del 1989, il divano/panchetta "Sitting on the Moon" e la scrivania "Folio" (1993). Per Ceccotti di Pisa nel 1988 ha disegnato la sedia ed il tavolino "Damas".
HANS CORAY
Nato a Zurigo, in Svizzera nel 1906, dopo aver frequentato l'Università della sua città natale, inizia negli anni Trenta una eterogenea attività di artista figurativo. Nel 1938 progetta la sedia "Landi Stuhl" in occasione dell'esposizione nazionale elvetica per la ditta Blattmann di Zurigo ed entrata nella produzione Zanotta nel 1970 con il nome di sedia "Spartana", per le sue singolari caratteristiche funzionali. Questa sedia è stata in seguito inserita nella collezione permanente del Kunstgewerbe Museum di Zurigo per le sue caratteristiche e come simbolo di una filosofia nazionale di design.
Dagli anni Cinquanta Coray si dedica alla pittura ed alla grafica.
MARCELLO CUNEO
Nato a Cagliari nel 1933, ha iniziato l'attività di architetto e designer nel 1958, collaborando per otto anni con Giò Ponti e partecipando alla progettazione dei Ministeri di Islamabad, i magazzini De Bijenkorf di Eindoven, Museo di Denver e Villa Guzman Blanco di Caracas. Nel 1967 ha vinto il premio internazionale A.Palladio a Vicenza per il disegno industriale nella ceramica con la lampada "Longobarda" ( 1966) realizzata per Gabbianelli. Nel 1972 ha partecipato alla mostra "Italy: the new domestic landscape" al Museum of Modern Art di New York. Ha ottenuto due segnalazioni al XI Compasso d'Oro per la poltrona "Cross" e per un altoparlante nel 1979. La sua tendenza è quella di fare del design non disegnato: ogni oggetto di design deve rispettare e assecondare il materiale con cui è costruito, perché ha una sua estetica, una sua tecnica di lavorazione. L'oggetto di design per la casa, deve essere una presenza discreta in quanto facente parte di un tutt'unico architettonico, valido nel suo insieme e non per i "bellissimi " pezzi che lo compongono.
RICCARDO DALISI
Nato a Potenza, nel 1931, si laurea in architettura nel 1957. Inizia l'attività di ricerca sulla creazione di forme organiche, partendo da geometrie pure e dalla luce ed applicando questi principi alla progettazione architettonica(Borsa delle merci a Napoli). Nel 1968 interrompe l'attività progettuale e con gli studenti della facoltà di architettura di Napoli, dove insegna Composizione architettonica, interviene nei quartieri popolari della città (Rione Traiano), realizzando seminari, oggetti e performance con tecniche e materiali poveri. Dalla fine degli anni Settanta opera come designer, realizzando oggetti e mobili con lo Studio Alchimia. Negli ultimi anni si è impegnato sul tema della caffettiera napoletana per Alessi(1979-87), che gli ha permesso di vincere il Compasso d'Oro nel 1981.
E' famoso per aver promosso la ricerca di design nell'Italia del sud ed è stato definito da A. Mendini "il cervello dietro al design del Sud".
MICHELE DE LUCCHI
Nato a Ferrara nel 1951, ha studiato dapprima a Padova e poi all'Università di Firenze, dove ha fondato il gruppo Cav-art , che ha prodotto progetti di avanguardia e di architettura radicale. Laureatosi nel 1975 a Firenze, si è dedicato all'insegnamento fino al 1978, quando inizia la stretta collaborazione con Ettore Sottsass: sotto la sua supervisione ha disegnato il mobile per ufficio "Icarus" e con la Sottsass Associati ha progettato oltre cinquanta negozi Fiorucci, in Italia ed all estero. Lavora e disegna per Alchimia fino alla fondazione di Memphis nel 1981, per la quale ha disegnato ed eseguito alcuni dei suoi oggetti più famosi. Nel 1979 è divenuto consulente per la Olivetti Synthesis a Mass e nel 1984 per la Olivetti Spa a Ivrea. Tra i giovani protagonisti del Nuovo Design italiano è uno dei più affermati, con un intensa attività professionale svolta nei settori del prodotto, dell'immagine, degli allestimenti di negozi ed esposizioni. Attualmente si occupa di design per molte importanti fabbriche come Acerbis, Artemide, Vistosi, RB Rossana e Fontana Arte.
Tra le sue opere più importanti e conosciute:
Poltrona "First"(1983)
Lampada "Cyclos"(Artemide, 1983)
Lampada "Tolomeo"(Artemide,1986), con G. Fassina
JONATHAN DE PAS, DONATO D'URBINO, PAOLO LOMAZZI
Architetti italiani, nati a Milano negli anni'30,che hanno aperto un proprio studio a Torino nel 1966. Negli anni '60 hanno progettato e realizzato una serie di strutture abitabili pneumatiche per il padiglione italiano all'Esposizione Universale di Osaka e per la XIV Triennale di Milano.
Tra le loro opere occorre ricordare:
- Poltrona gonfiabile "Blow" (1967) per Zanotta
- Divano "Joe sofa"(1971) per Poltronova, in forma di mano aperta, in poliuretano rivestito in cuoio
- Poltroncina "Duecavalli" (1971) per Driade, isprata al sedile della celebre 2cv Citroen
- Appendiabiti "Shangai" per Zanotta(1973)
- Sgabello "Giotto" per Zanotta(1976)
- Sistema di lampade "Fiocco" per Stilnovo(1976)
- Poltrona e divano "Onda" per Zanotta(1985)
Recentemente questo sodalizio si è impegnato sullo studio ed elaborazione di una serie di mobili concepiti partendo dall'osservazione delle tecniche dell'antico artigianato, in particolare di quello specifico della civiltà contadina, tecniche che si possono riutilizzare ed opportunamente trasferire alla produzione industriale. Ciò è l'espressione tangibile di una lucida volontà di corrispondere realmente all'esigenza reale del pubblico giovane.
Gli oggetti che propongono questi designer sono tra loro collegati da una comune ricerca di funzionalità e semplicità costruttive e d'uso. Partono dalla convinzione che gli arredi di una casa debbano essere utilizzati in modo non mitico: vogliono sostituire l'oggetto importante, costoso, che si fa rispettare, ammirare ed accarezzare, con quello semplice, di poco costo, disinvolto. Cercano di progettare arredi che si possano utilizzare, ripiegare, consumare, aggiustare(veri oggetti d'uso), come un paio di scarpe o gli arnesi da lavoro.
CHARLES EAMES
Architetto e designer americano, nato a Saint-Luis, Missouri, nel 1907 e deceduto nel 1978. Intraprese gli studi prima alla Washigton University's School of Architecture, poi alla Cranbrook Academy of Art, dove conobbe il designer finlandese Eero Saarinen(1873-1950), insieme al quale fu premiato alla mostra "Organic Design in home furnishing", al Museo di arte moderna di New York, nel 1940, per il progetto di una poltroncina in alluminio e compensato curvato, il cui sedile assumeva la forma di una scocca multicurvilinea, che anticipava quelle di plastica del dopoguerra. Questa poltroncina non potè essere realizzata per le restrizioni e le difficoltà provocate dalla guerra. I mobili di Eames, in compensato e tondino di acciaio, furono poi presentati in una personale dell'artista, tenutasi sempre al Moma di New York nel 1946. Occorre ricordare che negli anni trenta- quaranta, dopo il Bauhaus, punto di riferimento di capitale importanza per la storia del design fu l'Institute of design di Chicago, dove sotto la direzione di Moholy- Nagy, Charles Eames ed E. Saarinen, portarono avanti, parallelamente ad Aalto (in Europa), gli esperimenti sul legno curvato. Pioniere nella sperimentazione di materiali e procedimenti come: la lavorazione del legno, stratificato in tre dimensioni, o la nuova tecnica di giuntura metallo- legno con l'aiuto di elementi in gomma o ancora le prime sedie in plastica, armate con fibra di vetro, prodotte dalla Herman Miller, a seguito del concorso internazionale per"Low cost furniture", bandito nel 1948 dal Moma. Negli anni cinquanta e sessanta, realizzò, sulla costa ovest, una casa per sé, mobili in legno, plastica e metallo ed una serie di cortometraggi.
Nel campo del design, tra le sue maggiori creazioni: Poltrona "Longue Chair 670" (1956/57)
ALBERT FRASER
Nato a Glasgow, Scozia, nel 1945, ha studiato architettura alla Rhode Island Scool of Design, laureandosi nel 1982. Trasferitosi in Italia, a Milano collabora con Arflex, Mont Blanc, Bausch and Lomb, Artemide, B & B Italia e Stilnovo, per la quale ha realizzato tra l'altro la lampada "Nastro" (1984/85).
GIAN FRANCO FRATTINI
Nato a Padova nel 1926 e laureatosi in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, collabora per alcuni anni con lo studio di Gio Ponti, svolgendo la sua attività nei campi dell'architettura, dell' arredamento di interni pubblici e privati e del furniture design. La sofisticata qualità delle sue invenzioni, anche nei confronti dei materiali più tradizionali, come il legno, ha apportato "qualità" alle tipologie più consuete che ha spesso rivisitato in anticipo sui tempi. Fra le sue realizzazioni più famose:
- scrittoio "530" (1957) per Bernini
- poltrona smontabile con fiancali- braccioli in compensato sagomato e curvato, sedile e schienale in gomma piuma (1954) per Cassina
- lampada da tavolo "597" (1961) per Arteluce
- lampada "Boalum" (1970) con L. Castiglioni per Artemide
- mobile in legno "Nuela" (1972) per C & B
- lampada "Megaron" (1980) per Artemide
CARLO FORCOLINI
Nato a Como nel 1947, partecipa alla fondazione dell'azienda Alias nel 1979 e nel 1980 inizia a collaborare con Artemide. I suoi progetti si ispirano al sogno, al mistero, all'irriconoscibile ed alla razionalità che dà vita alla realtà, ovvero aspetti dell'esistere, di cui il disegno è metafora e rappresentazione. Per Alias realizza la specchiera "Bunuel", il tavolo "Apocalypse now" e l'orologio da terra "Le voyeur", mentre per Artemide, la lampada "Nestore"(1989/90).
MARIANO FORTUNY
Pittore e creatore di moda spagnolo, nato a Granada nel 1871 e scomparso nel 1949 a Venezia. Dal 1906 al 1949 ha confezionato abbigliamento ispirato all'Oriente ed all'Antichità: nota la sua tunica "Delphos", esempio della sua celebre tecnica del plissettato. Del 1907 è il Proiettore, creato per il suo atelier di fotografia.
DANTE GIACOSA
Nato a Roma nel 1905, ma cresciuto a Neive (propaggine delle Langhe sulla destra del Tanaro), e laureatosi in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino nel 1927. Nel periodo degli studi disegna e modella con facilità e collabora a qualche giornale con caricature e disegni. Nel 1928 entra come disegnatore alla SPA iniziando la carriera nel settore dei veicoli militari. Rapidamente affermatosi, passa nel 1929 alla FIAT, nell'ufficio progetti motori Diesel per veicoli industriali, poi all'ufficio progetti motori aviazione. E' in questo periodo che gli viene affidato il progetto della prima vettura utilitaria Fiat, destinata alla grande serie: la "500", chiamata poi "Topolino". Il successo di questa vettura gli consente nel 1946 di essere nominato Capo dell'ufficio Tecnico vetture e poi direttore del Centro Stile Fiat dal 1958 al 1970, quando presenta le dimissioni per raggiunto limite di età. Fra le numerose automobili progettate ad iniziare dal 1946 meritano di essere ricordate : la "Cisitalia", la "1400" (la prima vettura definita come "Europea"), la "1900", le varie versioni della "Topolino", la "Campagnola", la "600" e la nuova "500". Poi la "125", la "Primula Autobianchi", la "A 112", la "128". La nuova "500" ha ricevuto il Compasso d'Oro 1959.
Giacosa è stato presidente della CUNA (Commissione Tecnica di Unificazione dell'Autoveicolo) dal 1955 al 1975 e presidente del ATA (Associazione Tecnica dell'Automobile). Nel 1970 è stato premiato con la Medaglia d'oro Colombiana della città di Genova per l'intensa e feconda attività di progettista.
EILEEN GRAY
Architetto e designer irlandese (Enniscorthy 1878/ Parigi 1976), che inizia studiando pittura e disegno alla "Slade Art School " di Londra. Nel 1900 visita Parigi, per la prima volta e soprattutto l'Esposizione Universale, dove familiarizza con le opere di creatori francesi, come R. Lalique, E. Grasset o E. Gallé.
Nel 1907 si trasferisce a Parigi, iscrivendosi alla "Società degli Artisti Decoratori". Verso il 1910 intraprende lo studio della tessitura con E. Wyld, ed importante realizzazione di questo periodo è il paravento "Le destin" (1913). Dopo la Prima Guerra Mondiale, decora l'appartamento della modista S.Talbot: 450 piccoli pannelli decorativi per la hall d'ingresso, con cornici luminose, lampade, mobili e tappeti. Nel 1923 espone alla "Società degli Artisti Decoratori", con il suo paravento "La voice lacteé".
Dall'incontro con J.Badovici, nasce la sua prima costruzione, la casa "E-1027", costruita a Roquebrun Cap-Martin, completata nel 1929. Per alcune delle sue realizzazioni architettoniche, disegna anche i mobili (leggeri, girevoli, trasparenti), ottenuti utilizzando alluminio e legno dipinto. Ogni pezzo è unico, adatto allo spazio per cui è stato creato. Nel 1937, in occasione dell' Esposizione internazionale, progetta un centro culturale nel padiglione "Le temps nouveau"di Le Corbusier. Nel 1980 la nota casa d'aste Sotheby's ha organizzato un importante vendita dei mobili realizzati da E. Gray a Montecarlo.
Tra le sue più importanti creazioni, che sono state rimesse in produzione: la celebre poltrona "Transat", lo specchio "Satellite", la lampada da terra "cubista" ed il piccolo tavolo per fumare.
MICHAEL GRAVES
L'architetto di Princeton famoso per il suo classicismo postmoderno, nato nel 1934.
I suoi lavori, che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, comprendono il Newark Museum, il Whitney Museum, una biblioteca a San Juan Capistrano, gli Humana Head Quarters a Louisville ed una cantina nella California's Napa Valley. I suoi dipinti e murali sono in molti dei più grandi musei. La sua collaborazione con l'Alessi è iniziata nel 1980 ed ha portato alla progettazione nel 1984 del "Bollitore con l'uccellino", dal quale, anno dopo anno, sono nati in modo concentrico gli oggetti della "Famiglia Graves", come la "Cremiera" e la "Zuccheriera, poi il "Pelicano"(la caffettiera per espresso), il Cavatappi, il Macinapepe, lo spargisale e per finire la Tazzina "Mug", la Burriera e la caffettiera a pressofiltro. Nel personalissimo e ben riconoscibile linguaggio di Graves si fondono suggestioni colte dalla tradizione europea, come il Decò, il Pop americano e ricordi di culture precolombiane. Ha mostrato di saper affascinare il pubblico, forse grazie ad un approccio totalmente disinibito nei confronti della dimensione economica che l'attività di designer inevitabilmente comporta.
MASSIMO IOSA GHINI
Nato nel 1959 a Borgo Tossignano, ha studiato a Firenze laureandosi poi in architettura a Milano. Lavora nel campo dei mobili, delle stoffe, della moda e della pubblicità. Nel 1981 è entrato nel gruppo Zak- Art e dal 1984 collabora con la ditta AGO. Negli stessi anni ha lavorato per molte discoteche, progetti video e riviste. Nel 1986 ha preso parte alla New Collection 12 del Gruppo Memphis.
Tra le sue creazioni nel campo del design:
- divano "Ovale medio" per Moroso
- tavolo "Genio" per Fiam
ARNE JACOBSEN
Architetto e designer danese, nato a Copenaghen nel 1902 e deceduto nel 1971.
Ha realizzato il complesso residenziale "Bellavista" a Klampempenborg(1930/35), il Stelling Building di Copenaghen, l'Hotel della città d'Aarhus(1937) ed il Building della Scandinavian Air System a Copenaghen(1960). Per i suoi edifici realizza mobili, suppellettili e tessuti. Pregio di Jacobsen è di saper sfruttare al massimo tutte le possibilità tecniche e formali, anche di materiali nuovi.
Tra le sue maggiori creazioni:
- Sedia "La Formica" n.3100 e n. 3107(1952/55)
- Poltrone "Il Cigno" e "L'Uovo" (1958)
PIERRE JEANNERET
Architetto ed ingegnere svizzero, nato a Ginevra nel 1896 e deceduto a Thone nel 1967.
Dal 1922 al 1939 collabora con il cugino, Le Corbusier. Indimenticabili i mobili del 1928, riediti da Cassina nel 1965, nella collezione "I Maestri".
PERRY A. KING e SANTIAGO MIRANDA
P. King:
Nato a Londra nel 1938, ha studiato alla Scool of industrial Design di Birmingham. Trasferitosi in Italia è divenuto il consulente della Olivetti, disegnando tra l'altro la macchina per scrivere "Valentine" insieme ad Ettore Sottsass. Negli ultimi tredici anni ha lavorato con Santiago Miranda nel loro studio "King- Miranda associati" a Milano, progettando mobili, interni, apparecchi di illuminazione, tra cui la lampada "Jill" per Artemide(1978). Le loro opere hanno ottenuto molti riconoscimenti e sono state esposte e pubblicate in Italia ed al estero.S. Miranda:
Designer spagnolo, nato a Siviglia nel 1947. Ha studiato alla Escuela de Artes Aplicades a Siviglia, prima di trasferirsi in Italia per collaborare con P. King.SHIRO KURAMATA
Architetto e designer giapponese, nato a Tokyo nel 1943, che ha aperto una agenzia di design e di decorazioni di interni nel 1965. Senza dubbio uno dei più grandi designer della fine del XX secolo: le sue spettacolari concezioni di arredamento per il Lucchino Bar ed il Caffè Oxy a Tokyo ed i negozi Issey- Miyake in tutto il mondo hanno influenzato legioni di designer di interni. Nel campo del design del mobile è l'incontrastato maestro del vuoto creativo. Spesso i suoi oggetti sembrano rimanere fermi in uno stato di sospensione al limite della scomposizione. L'immateriale, l'invisibile (ma percepibile), dà ai suoi mobili un aria di tracce, li avvolge in una cupola di silenzio e di atemporalità sotto cui i secondi possono diventare eternità: hanno un effetto di mediazione, quasi di religiosità. Però sono saldamente ancorati al nostro presente e gli danno la loro impronta. Il minimalismo di Kuramata non è misero o scarso, al contrario è sensuale e ricco di associazioni di idee e riferimenti: i cassettoni appaiono come stazioni spaziali, gli armadi ballano, le poltrone si librano, i tavoli danno luce.
Tra i suoi progetti ricordiamo:
Sedia "SING, SING"(1986)
Bar stool, BK 86000
Longue chair
CHARLES-EDOUARD JEANNERET( LE CORBUSIER)
Nasce il 6 ottobre 1887a La Chaux-de-Fonds, Svizzera, dove studia alla scuola d'arte, orientandosi poi, su consiglio del suo maestro Charles L'Esplattenier, verso l'architettura. In seguito lavora nello studio di Auguste Perret, fino al 1922, quando con Pierre Jeanneret, apre il suo studio di architettura a Parigi, 35 Rue de Sèvres. Inizialmente osteggiato per la sua presunta "rivoluzionarietà", viene successivamente riconosciuto a livello mondiale e lascia una traccia profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. Il suo sistema progettuale è improntato all'uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del "Funzionalismo". Nella sua infaticabile sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le villas La Roche-Jeanneret e Savoye( 1929/31), ), L'UNITE D'ABITATION Di Marsiglia(1947/52), La Cappella Di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata di Ronchamp( 1950/54), il convento dei domenicani La Tourette, La Maison De L'homme A Zurigo E L'ospedale Di Venezia.
I mobili di Le Corbusier, creati con la collaborazione di P.Jeanneret e C. Perriand, esposti nel 1929 al Salon d'automne a Parigi, lasciarono perplessi i visitatori, forse un po' scandalizzati, e sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l'espressione concreta della loro stessa funzione. Cos'è una seduta, se non un oggetto che assolve il proprio compito accogliendo il corpo umano in una postura semi-eretta? Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell'utile e delle necessità all'uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico eletto a supporto primario dell'oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta: la struttura si fa gabbia di contenimento o sistema di appoggio. Questi mobili furono concepiti come degli strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l'uomo moderno: ancora oggi, si integrano perfettamente nell'habitat quotidiano, e ciò è dovuto principalmente alla convinzione di Le Crbusier di esprimere nella concretezza dell'oggetto di utilità, il nuovo valore proposto dal binomio forma- funzione. In tal modo l'oggetto, spogliato dell'ornamento, recupera la sua irriducibile intima bellezza, esprimendo la propria natura nell'armonia della nuova forma, semplice ed essenziale. Le Corbusier muore a Roquebrun- Cap Martin nell'agosto 1965.
La produzione di questi mobili è protetta da una licenza di esclusiva( stipulata per la prima volta nel 1964, quando Le Corbusier era ancora in vita), concessa dalla Fondation Le Corbusier e dai coautori alla Cassina per la collezione "I MAESTRI", della quale fanno parte:
- LC1, sedia "Basculant" (1928)
- LC2, LC3, "Fateuil grand confort" (1928)
- LC4, "Chaise- longue" (1928)
- LC6, Tavolo (1928)
- LC7, poltroncina "Tournant" (1928)
CHARLES RENNIE MACKINTOSH
Architetto e decoratore inglese, nato a Glasgow nel 1868 e scomparso a Londra nel 1928, principale esponente della Scuola di Glasgow: gli interni di Mackintosh costituiscono forse l'esempio migliore della sobrietà e raffinatezza raggiunte dalla scuola. La sintesi di elementi architettonici, mobili e arredi realizzata dall'artista crea un ambiente di alto livello estetico, eppure adeguato alla vita di tutti i giorni. Ad esempio, i disegni per la Hill House ad Helensburgh, presentano semplici moduli cubici per i mobili, ripresi da motivi analoghi sul pavimento. Il suo rigoroso approccio calligrafico al design di interni, genera arredi semplicissimi, in forme geometriche che preannunciano il Movimento Moderno. Mackintosh trasferisce nei suoi arredi, attraverso una sensibilità sottile e tormentata, la composizione, l'essenza più genuina del vernacolo scozzese. Egli sa formulare nuovi linguaggi attraverso l'integrazione della cultura autoctona con il Simbolismo, il Neogotico, l'Art nouveau ed il Liberty, sempre mantenendo, pur nei processi di semplificazione e geometrizzazione richiesti dalla cultura industriale e meccanicistica, forti valori simbolici figurativi. L'Università di Glasgow, quale unica depositaria della produzione artistica di Mackintosh, ha concesso a Cassina, previo contratto di licenza mondiale per la produzione degli arredi, l'uso esclusivo di tale patrimonio. Nel 1973, Cassina mette in produzione, nella prestigiosa collezione storica de "I MAESTRI" le opere di Mackintosh tra cui :
- sedia "Hill House I" (1902)
- sedia "Argyle" (1897)
- tronetto "WilloW I" (1904)
VIGO MAGISTRETTI
Nato a Milano nel 1920, si forma come architetto al Politecnico della sua città natale, dove si laurea nel 1945 ed entra poi a far parte dello studio del padre. Fino al 1960 si è occupato soprattutto di architettura urbanistica e architettura di interni, cominciando a disegnare mobili ed articoli per la casa per i suoi edifici e collaborando con una serie di ditte produttrici di mobili aperte proprio in quegli anni fra cui Alias, Artemide, Cassina, De Padova, Knoll international e O-Luce. Studiando a fondo le nuove tecniche, ha creato forme semplici, scultoree, rispondenti alle proprietà del materiale utilizzato ed alla funzione dell'oggetto. Nel 1960 inizia a lavorare per Cassina, realizzando numerosi progetti per sedie: tutta questa produzione è caratterizzata da una sobria eleganza ed il disegno delle forme è coerente con il materiale impiegato. L'attenzione dell'artista è rivolta soprattutto al significato che il mobile assume per il consumatore, il quale esige comodità e praticità. Nel 1966 per Schiffini crea la cucina "Lady", una delle prime cucine in cui la maniglia delle ante viene "nascosta" e risulta formata dalla stesso profilo rosso realizzato in plastica, aderente e morbido, che circonda i pannelli di legno bianco. Ha preso parte a quasi tutte le Triennali dal 1948, vincendo numerosi premi e quindici sue opere sono nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. L'atto progettuale è per Magistretti un metodo unitario che investe le diverse scale operative ed induce ad effettuare passaggi mentali e ad ispirarsi a diverse esperienze. La costante più continua del design di Magistretti sembra essere l'integrazione e l'indissociabilità, più stretta fra le componenti in gioco, che fanno apparire i risultati sempre così naturalmente discendenti dalle premesse tecnologiche e dai metodi di lavorazione. Nessuna forzatura, nessun cedimento, nessun raggiro intellettualistico, ed al contrario un assieme di soluzioni di chiara razionalità, un novero di forme segnate da un linguaggio riconoscibile, un abito a denunciare con nettezza i nodi, i nessi, le tensioni e le funzioni strutturali, ricavandone pretesti a ragioni di stile. Per questo i suoi progetti non esigono e non sopportano giustificazioni a posteriori: moventi, intenzioni, finalità risaltano subito e si percepiscono con immediatezza, sia che si guardi alla serie delle sedie e poltroncine in legno o in plastica, sia che si considerino i tavoli e le lampade. Spicca uno straordinario equilibrio fra il complesso delle valutazioni obiettive ragionate, delle varie componenti tematiche ed il momento inventivo- creativo che le assume quali condizioni positive della progettazione. Questo momento, per tale suo conformarsi , quasi si cela entro la logica inflessibile dell'organismo strutturale e costruttivo, risaltando solo agli occhi di chi sia disposto ad un esame accurato ed analitico. Parimenti preoccupato sia delle esigenze produttive sia di esprimere un concetto funzionale figurativo, Magistretti ha sempre accentrato la sua ricerca sullo studio di tutte le possibili funzioni dei materiali sintetici con i quali ha creato le sue celebri sedie dalle caratteristiche ben definite: il disegno della forma deve suggerire il materiale impiegato. Lo stampo modella la duttilissima materia, caricando i minimi spessori di una vivace tensione. Non c'è nulla di superfluo, e si ha anzi l'impressione che non si possa andar oltre nel processo di depurazione e di scarnificazione della materia, portata ai limiti estremi di leggerezza e di elasticità.
Dalla fruttuosa collaborazione tra Magistretti ed Artemide sono nate:
- lampada "Eclisse"(1966/67), Compasso d'oro 1967
- sedia "Selene"(1968)
- lampada "Chimera"(1969)
- poltrone "Vicario" e "Gaudì"(1970)
Per O-Luce nel 1977 crea la lampada "Atollo", Compasso d'oro 1979
Per Cassina realizza:
- divano "Maralunga" (1973), Compasso d'Oro 1979
- poltrona e tavolino "Simbad"(1981)
- poltrona "Veranda"(1983)
ROBERT MALLET-STEVENS
Architetto francese, nato a Parigi nel 1886 e deceduto nel 1945.
Tra le sue opere occorre ricordare: la Villa del Visconte di Noilles a Hyéres(1923),la villa del grande sarto P.Poiret a Mezy(1924), il Casinò di Saint-Jean de- Luz(1928), il teatro di Grasse(1930) e la caserma dei pompieri di Passy(1935). Membro fondatore dell'Unione degli Artisti Moderni(U.A.M.), ne diviene il presidente nel 1929. E' uno dei primi, con Eileen Gray, ad utilizzare il metallo ed il tubo di acciaio nichelato per la realizzazione di sedie.
Tra le sue creazioni: sedia impilabile "Stacking chair"(1928).
ANGELO MANGIAROTTI
Nato nel 1921 a Milano, dove si laurea in architettura al Politecnico. Ha lavorato come designer in America ed in Italia. Nel 1953/54 è visiting professor all'Illinois Institute of Tecnology di Chicago, dove ha modo di conoscere F.L Wright, W. Gropius e Mies van Der Rohe. Rientrato in Italia, dal 1955 al 1960 svolge l'attività professionale in collaborazione con Bruno Morassutti. Costantemente impegnato nella sperimentazione di nuove forme e di nuove strutture, Mangiarotti è attivo con estrema coerenza e straordinaria unità di linguaggio sia nella progettazione architettonica (con particolare interesse ai problemi della prefabbricazione), sia in quella di oggetti d'uso, campo nel quale si è affermato con saldo prestigio internazionale, contribuendo con sicura misura di apporti di esperienze allo sviluppo ed alla definizione della linea italiana. Esperto nelle tecniche e nei materiali, Mangiarotti ha sempre ricondotto la proposta di nuove concezioni della forma alle possibilità espressive offerte dalla materia impiegata e dalla tecnica più aggiornata per la sua lavorazione. E' dallo studio delle materie antiche come il bronzo, il vetro, la ceramica che Mangiarotti elabora le sue progettazioni e dà consistenza alla sua filosofia di designer: partendo dalla materia rinnova la forma ai bisogni dell'uomo del suo tempo, bisogni materiali e immateriali. Sostiene che nel design non vi siano soluzioni, ma solo problemi. Ogni forma creata nel suo tempo è un ‘ipotesi non un risultato, perché essa conduce ad altre forme. Mangiarotti tende a dare alla persona che impiega uno dei suoi progetti una certa libertà, perfino una certa sorpresa dove le sue proporzioni di moltitudine di forme, diversamente assemblate, stimolano e rendono partecipe l'immaginazione o il sogno della persona che le riceve. Il concreto della sua opera è espressione filosofica, non sui grandi temi ma sui bisogni estetici dell' essere umano. Nella sua progettazione, di estremo rigore razionale, sussiste sempre una componente di misura artigianale con il ruolo di sovrintendere e di verificare il processo costruttivo.
Tra le sue maggiori realizzazioni:
- lampade "Lesbo" e "Saffo" (1967) per Artemide
- serie di tavoli in marmo ad incastro a gravità "Eros" (1969) per Skipper
ENZO MARI
Nato a Novara nel 1932, dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Milano intraprende ricerche sulla percezione visiva, approfondendone due aspetti: l'ambiguità dello spazio tridimensionale interno e l'analogia fra le strutturazioni seriali dei fenomeni naturali e la programmazione dei fenomeni percettivi.
A partire dal 1956 si dedica al design , creando in un primo tempo libri e giochi per bambini, in seguito mobili ed oggetti per ufficio, tutti editi da Danese. Nel 1963 coordina il gruppo italiano Nuova Tendenza, di cui organizza nel 1965 l'esposizione alla Biennale di Zagabria. Partecipa più volte alla Biennale di Venezia ed alla Triennale di Milano, parallelamente si dedica all'attività progettuale nella grafica, nel disegno di prodotti, allestimenti e mostre. Sempre su posizioni fortemente critiche verso il "sistema del design", invitato alla mostra "Italy: The New Domestic Landscape" al MOMA di New York nel 1972, interviene con un non- progetto. Gli è stato assegnato tre volte il Compasso d'oro, sue opere sono esposte alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma, al Moderna Museet di Stoccolma, allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1983 il Centro S Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma gli ha dedicato una grande mostra personale. La mostra da lui curata nell'ambito della XVI Triennale, dal titolo "Dov'è l'artigianato" esplicita emblematicamente il suo particolare concetto di design. Mari dà importanza al lavoro: per l'uomo faber il lavoro assume un importanza di gratificazione e di vita. Egli è portato biologicamente al progetto ed il vero design dovrebbe migliorare la qualità della vita. Secondo Mari il design è artigianato, perché deve riuscire a riunire unitariamente il momento imprenditoriale a quello tecnico- organizzativo. Il design nell'atto progettuale compie un atto innovativo. Per Enzo Mari, forma e significato sono una stessa cosa, non esiste, né ha senso l'uno senza l'altro. Pertanto trovare una nuova forma significa esattamente ricercare un nuovo significato e tale ricerca è rivoluzione ed invenzione. La costante dell'operare di Mari è l'identificazione di un bisogno reale inteso come negazione delle precostituite realtà esistenti e di continui riferimenti a modelli consolidati. E' un designer anomalo nel panorama italiano: i suoi interessi non si sono mai limitati al "fare", al progettare finalizzato ad un prodotto per un committente, ma si sono sempre allargati al contesto sociale, politico, ambientale, nel quale si trova ad operare.
Tra le sue creazioni più note:
- "Day- Night" divano letto, per Driade (1970/73)
- "Box" sedia smontabile, per Anonima Castelli (1972/75)
- "Delfina" sedia, per Driade (1974)
- "Vela" sedia, per Driade (1980/81)
- "Tonietta" sedia, per Zanotta (1980/81)
ALBERTO MEDA
Nato a Lenno Tremezzina, Como nel 1945 e laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, dal 1970 al 1973 è assistente di produzione Magneti Marelli. Dall'anno seguente è direttore tecnico alla Kartell, dove inizia la ricerca su tecnologie e sviluppo delle resine poliuretaniche. Dal 1979 opera come libero professionista, svolgendo consulenze per numerose industrie e disegnando, da solo o in collaborazione con F. Raggi, e D. Santachiara, molti oggetti, lampade, mobili. Docente alla Domus Academy di Milano, ha pubblicato diversi Saggi sul rapporto tecnologia-design.
Tra le sue maggiori realizzazioni:
- sedia "Light Lighit" e tavolo "Dry" (1987) per Alias
- lampada "Lola"(1987) con P. Rizzato per Luceplan (Compasso d'Oro 1989)
- la valigia "Tank" (1992)per Mandarina Duck
- l'interruttore "Ergo"(1994) con M.Zanuso per Legrand.
MEMPHIS
Fondato a Milano nel 1981 da R. Brugola, E. Sottsass jr., M. Godani, F. Celati ed E. Gismondi (proprietario dell'azienda Artemide), insieme ad Alchymia è il gruppo più importante nel panorama del design "neomoderno" degli anni Ottanta. Affermatosi con uno strepitoso successo internazionale ha prodotto oggetti, tessuti, tappeti, lampade, laminati, ma soprattutto mobili, disegnati dai principali esponenti dell'architettura e del design internazionale: tra gli altri, A. Branzi, M. De Lucchi, M. Graves, S. Kuramata, A. Mendini, E. Sottsass, M. Thun. Art Director del gruppo B. Radice, che per curare la promozione Memphis interrompe la sua attività di critico d'arte. L'esperienza si chiude nel 1989, a seguito di contrasti tra Sottsass e la proprietà sulla gestione "culturale" della produzione, che comunque mantiene un alto valore sul mercato del collezionismo privato.
ALESSANDRO MENDINI
Nato a Milano nel 1931, dopo una lunga esperienza progettuale con lo Studio Nizzoli Associati, abbandona nel 1970 la professione attiva, per dedicarsi soprattutto alla critica ed alla ricerca. Dallo stesso anno fino al 1976 dirige la rivista "Casabella", che in quel periodo diventa l'organo ufficiale dell'Architettura Radicale italiana; lasciata "Casabella", fonda la rivista "Modo", che dirige fino a quando è chiamato alla direzione di "Domus"(1980-85). Insieme a Branzi e Sottsass è il principale teorico e sostenitore del rinnovamento del design italiano negli anni Ottanta, sotto il nome di Nuovo Design o Neomodernismo. In questo periodo reinventa anche l'immagine dell'industria Alessi, divenendone lo storiografo ufficiale, come testimonia la pubblicazione "Paesaggio casalingo", che ripercorre la storia della azienda attraverso gli oggetti più significativi prodotti. Verso la fine degli anni ottanta riprende l'attività di architetto ed inizia a progettare quadri e sculture, che espone in numerose mostre in gallerie e musei. Nel 1989 una sua personale si tiene al Groninger Museum in Olanda.
Negli anni Novanta per Alessi progetta il Cavatappi "Anna" e la scatola per cioccolatini "Peyrano". Definito una delle figure più provocanti del design italiano, il cui metodo di lavoro è basato sul paradosso, la metafora, l'eccesso, lo spiazzamento, il grottesco. A Mendini non interessa il progetto, ma usa la realtà progettuale al fine di svolgere il suo naturale atto vitale, che è quello di produrre immagini: allora il disegno, la parola, l'oggetto, una rivista, la mostra ,la lezione, ecc. sono come onde che si frangono sulla spiaggia….
Per Alessi ha creato:
- Porta cioccolatini "Peyrano" (1992)
- Cavatappi "Anna" (1994)
MASSIMO MOROZZI
Nato a Firenze, nel 1941, laureato in Architettura, è stato fino al 1972 membro della Archizoom Associati, collaborando al design della sedia AEO per Cassina. In seguito per cinque anni ha diretto il centro di ricerca del design del tessuto della Montedison e dopo il 1977 ha lavorato con il gruppo CDM ad un programma collegiale per l'aeroporto di Roma.
Nel 1982 ha aperto un suo studio specializzandosi in articoli di consumo.
Per Alessi ha realizzato il "Pasta set"( 1982/85).
GABRIELE MUCCHI
Nato a Torino nel 1899 e laureatosi in ingegneria, fra il 1927 ed il 1934, opera come pittore a Milano, Berlino e Parigi; tra i protagonisti artistici di quegli anni, dà corrente al Movimento Realista ed al tempo stesso collabora con il gruppo dei Razionalisti, tra cui Piero Bottoni, Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni. In questo periodo disegna nella linea del più puro modernismo, una serie di mobili metallici per la ditta "Pino"(1935), che rimessi in produzione da Zanotta agli inizi degli anni Ottanta conoscono un grande successo commerciale. Mucchi ha partecipato a numerose Triennali, tra cui quella del 1947, in occasione della quale realizza una casa prefabbricata nel quartiere QT8 a Milano(ora distrutta). Dal 1955 si dedica quasi esclusivamente alla pittura. Nel 1983 una sua grande mostra antologica viene allestita a Berlino Est, Mosca e Brema.
Nel campo del design, tra le sue maggiora creazioni occorre ricordare la Chaise- longue
"GENNI"(1935), prodotta per la ditta di Emilio Pino e riproposta da Zanotta.
BRUNO MUNARI
Pittore, designer, grafico e scrittore, nato a Milano nel 1907, inizia la sua carriera come pittore e scultore prendendo parte alle mostre futuriste milanesi dal 1928 al 1931, dove tra gli altri esponevano Depero, Fillia e Prampolini. Nel 1933 inizia ad esporre le prime "macchine inutili", costruzioni composte da diversi elementi in rapporto armonico tra loro ed unite tramite fili. Nel 1948 con Dorfles e Soldati è uno dei fondatori del movimento per l'arte concreta e risalgono a questo periodo le sue ricerche sulle forme concavo- convesse, realizzate tramite la curvatura ed il fissaggio in punti prestabiliti di rete metallica elastica. Agli anni Cinquanta si devono i suoi progetti per l'industria come: un contenitore per ghiaccio per TRE A del 1955, che ha vinto il Compasso d'oro ed un portacenere in alluminio e melanina per Danese (1957). Gli anni Settanta vedono Munari intento a sviluppare più ampie costruzioni in metallo, come una gabbia struttura spaziale ed una libreria per Robots, entrambe premiate nel 1979 col Compasso d'oro. La caratteristica distintiva del suo design è riferibile al dualismo fra componente utilitaristica e componente estetica, che egli riesce sempre a fondere in sintesi sempre aggressive e mirabolanti. Il design per Munari è progetto nel senso globale, che può applicarsi alle cose più piccole come a quelle più grandi, anche se il fine è sempre una ricerca di strutture essenziali, di una estrema semplicità formale. Così le sue lampade, progettate nei primi anni Sessanta sono costituite da una struttura interna portante e da una parte esterna che regola il tipo di illuminazione. Il diretto relazionarsi delle due parti determina la forma, il basso costo, la facilità di montaggio e, potendosi tutte appiattire, la praticità nella spedizione: l'esempio più famoso di questo tipo di lampade è sicuramente la Lampada "FALKLAND" o "CALZA" realizzata nel 1964 per Danese.
Accanto all'attività di designer Munari ha sviluppato, molto intensamente anche quella di insegnante.
Dalle sue esperienze presso le diverse scuole di design italiane, alle lezioni presso le università americane, sono nati i suoi numerosi testi, tra i quali: "Arte come Mestiere" (1966) e "Design e comunicazione visiva, contributo ad una tecnologia didattica"(1968), frutto delle lezioni tenute ad Harvard.
VERNER PANTON
Architetto danese, nato nell'isola di Funen, nel 1926. Completati gli studi alla Copenaghen Royal Academy of Fine Arts, collabora per alcuni anni con A. Jacobsen, maggior protagonista dell'architettura e del design moderno danese e nel 1955 apre uno studio in proprio. Già dalle sue prime esperienze di progettazione, attribuisce un ruolo importante al colore: per la "Panton chair", aveva pensato all'impiego di un materiale colorato che contenesse il colore nella sua stessa struttura morfologica. Questo gli verrà fornito con l'avvento dei materiali sintetici, disponibili altresì alla creazione di forme semplici ed essenziali, sulle superfici delle quali l'incidenza della luce produce sottili variazioni di tonalità. Dopo la
frequentazione dei corsi di psicologia all'Università di Copenaghen, giunge a più rigorose ricerche sul rapporto spazio- forma- colore e soprattutto sul rapporto del colore sul comportamento umano. La linea di questa ricerca fu perseguita nelle interessanti esperienze di Panton Verner nel campo della progettazione di arredamenti quali:
Gashaus Fyn in Danimarca (1958)
Hotel Astoria a Trondheim in Norvegia (1960)
Circular Building Office di Sommer in Germania (1965),
che culminano con il progetto della Esposizione "VISIONA II" per la Bayer a Colonia nel 1970 e con la creazione di una serie di elementi per l'arredamento: sedie di estrema linearità, tappeti, pareti luminose concepite come superfici geometriche a tinte cangianti mediante un ingegnoso allestimento di lastre riflettenti. A questo periodo risale la realizzazione della famosa sedia in legno curvato, disegnata per la Thonet, nella quale riprende ed evolve il disegno base della sedia "Zig Zag" di Rietveld: qui il dinamismo strutturale appare come bloccato allo scopo di trarne puri valori geometrici.
Dal 1969 lavora per la Mira-x a Suhr, Svizzera, occupandosi di pavimentazioni, tessuti e tappezzerie; progetta inoltre allestimenti di mostre, mobili e lampade, vincendo numerosi premi. Membro dell'Accademia Royal delle belle Arti di Copenaghen.
CHARLOTTE PERRIAND
Architetto di interni e designer francese, nata a Parigi nel 1903. Dal 1927 al 1937 collabora con Le Corbusier e P.Jeanneret, successivamente soggiorna alcuni anni(1940-1943) in Giappone. Nel campo dell'architettura d'interni, ha realizzato molte agenzie per l'Air France ed alcuni complessi alberghieri di molte stazioni sciistiche. Un'esposizione intitolata "C.Perriand, un art de vivre" è stata presentata nel 1985 al Museo delle Arti Decorative di Parigi.
GIANCARLO PIRETTI
Designer, nato a Bologna nel 1940, dove ha studiato e poi insegnato per parecchi anni all'Istituto statale di Arte, lavorando anche per l'Anonima Castelli, per la quale progetta nel 1969/70, la sedia pieghevole "PLIA", uno dei best- seller del mobile moderno italiano, a cui è legata la sua fama. Dal 1979 collabora con l'architetto designer argentino Emilio Ambasz, alla ricerca ed al progetto della serie di sedie per ufficio "VERTEBRA"(Compasso d'Oro 1981), uno dei primi esempi di effettiva applicazione dell'idea di autonomia progettuale da parte del designer.
Ha ottenuto molti premi come il Compasso d'oro 1971 ed il Premio SMAU 1979.
FERDINAND ALEXANDER PORSCHE
Designer tedesco, nato a Stuttgart nel 1935, figlio di Ferry Porsche, presidente della società " Porsche A.G." ed il nipote del Dr. Porsche, creatore della celebre "Coccinella" della Volkswagen. Dopo gli studi alla Waldorfschule de Stuttgart ed alla Hochschule fur Gestaltung di Ulm, comincia a ventidue anni la sua attività di designer presso la società di famiglia, curando nel 1963 la realizzazione della "904 Carrera", e successivamente il modello "911", Tuttora la vettura più venduta e più rappresentativa della prestigiosa società tedesca. Nel 1972 lascia la "Porsche A.G." e fonda una sua società ("Porsche design G.m.b.H"), dove con alcuni collaboratori progetta e realizza diversi oggetti, lampade, mobili tra cui: la lampada "Jazz"(1988) per Italiana Luce
GERRIT T. RIETVELD
Architetto olandese, nato a Utrecht nel 1888 e scomparso nel 1964. Figlio di un artigiano ebanista, apprende da questo il mestiere ed apre nel 1911 il suo laboratorio. Nel 1918 aderisce al movimento "De Stjil" apportando un contributo decisivo all'elaborazione teorica del neoplasticismo, del quale diventa ben presto uno dei più prestigiosi interpreti, rivelando così il suo volto nascosto, quello dell'architetto delle formule eleganti. Tra le sue opere più importanti: Casa Schroder a Utrech del 1924,le "Row-Houses" a Utrech del 1931/34, il padiglione olandese alla Biennale di Venezia del 1954, il padiglione della scultura nel Rijekmuseum Kroller-Muller a Otterloo, il museo Van Gogh ad Amsterdam del 1955. Personaggio forse inquieto, si affaccia su uno scenario certamente tormentato, cercando nel suo operato, di affermare nuove certezze. Ogni arredo è una dichiarazione d'intenti, quasi un manifesto dirompente, violento come una rivoluzione, tendente verso un linguaggio che si vede riflesso nell'immagine del meccanicismo industriale. Sul mondo che si affaccia al futuro, lasciandosi alle spalle gli orrori della guerra ed il segno estenuante e languido del Liberty e le eleganze morbide e contenute Decò, Rietveld sembra una provocazione: i suoi arredi, determinati in ogni particolare, calibrati in un controllo totale dei rapporti e dimensioni, trasmettono un messaggio che trascende il suggerimento della funzione dell'oggetto stesso: Piani e linee si incrociano in tutte le direzioni, nelle composizioni orizzontale-verticale i componenti non si intersecano mai, non vi sono incastri. La forma concreta è percepita in una spazialità concettualmente incommensurabile, dove è messa in evidenza una nuova valutazione di rapporti: disegnata da componenti che si fanno materia astratta, che il colore contribuisce in modo determinante a rendere immateriali, creando una sintesi magica fra il disegno dell'oggetto e lo spazio stesso. Nel 1972 viene concesso dalla famiglia di Rietveld a Cassina il diritto, in esclusiva mondiale a produrre e vendere i mobili e tutti gli oggetti di arredo progettati dal maestro, tra cui:
- poltroncina "Red and blue" (1918)
- sedia "Zig zag" (1934)
ALDO ROSSI
Nato a Milano nel 1931, ha cominciato la carriera nel 1956 lavorando con Ignazio Gardella e poi con Marco Zanuso. Dal 1955 al 1964 è stato capo- redattore di "Casabella- Continuità" e si è laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1959. Nel 1966 pubblica il saggio "L'architettura della città", dove teorizza la sua revisione critica del progetto modernista. Si afferma in Italia e nel mondo con opere di grande rigore(Quartiere Gallaratese, Milano 1969-74; Cimitero di Modena, 1971), che anticipano i contenuti dell'architettura postmoderna e gli valgono l'apprezzamento critico, ma anche vivaci polemiche come il Teatro Carlo Felice, Genova 1987-89 od il Monumento a Sandro Pertini, Milano 1990. Dal 1975 ha una cattedra di Composizione architettonica all'Università di Venezia. Ha insegnato al Politecnico Federale di Zurigo ed ha collaborato con le principali università americane. Nel 1983 è stato nominato direttore del settore di architettura della Biennale di Venezia. Come designer è stato scoperto nella seconda metà degli anni Ottanta da importanti aziende, per le quali ha creato con notevole successo gli oggetti più svariati, dalle poltrone alle caffettiere: per Alessi ha disegnato alcuni degli oggetti più rappresentativi della produzione dell'azienda degli anni Ottanta, mostrando la capacità di sintonizzarsi sul gusto del pubblico. E questo facendo design come un hobby, attratto sempre dalla sua amata architettura costruita. E' morto in un incidente stradale sul lago Maggiore. "Credo che il commercio degli oggetti spesso sia misterioso: a volte guardo gli oggetti come il materiale fittile ordinato nei musei, un materiale che ferma un mondo che forse richiede solo l'uso e la sua distruzione. Sono sempre due modi in cui guardiamo le cose"…..
Tra le sue creazioni:
- Caffettiera "La Conica" ((1980/83)
- Caffettiera "Il Conico" (1985/86)
- Caffettiera "La Cupola" (1988)
PAOLO RIZZATO
Nato a Milano nel 1941, dopo aver collaborato con Arteluce, fonda con G. Sarfatti, l'azienda di illuminazione Luceplan, per la quale a partire dalla metà degli anni Ottanta disegna molte lampade, tra cui:
- la "D7" (1980), disegnata con A.Colbertaldo e premiata con il Compasso d'Oro 1981
- la "Costanza" (1986)
- il sistema "Lola" (1987), creata con A.Meda e vincitrice del Compasso d'Oro 1989
RICHARD SAPPER
Nato a Monaco nel 1932, dopo aver studiato all'Università di Monaco è entrato nel settore stilistico della Daimler- Benz nel 1956. Due anni più tardi si è trasferito in Italia lavorando inizialmente con Giò Ponti e poi nel settore design della Rinascente, prima di entrare nello studio di Marco Zanuso, con il quale ha collaborato alla realizzazione dei pezzi più famosi del design industriale italiano degli anni Sessanta, in particolare a radio e tv portatili per Brionvega. Dopo aver costituito un proprio studio, Sapper ha disegnato agli inizi degli anni Settanta la lampada regolabile classico- moderna "Tizio"( 1972) e l'orologio "Tantalo", entrambi prodotti per Artemide, oltre a mobili per Molteni, Castelli e Knoll.
Ha partecipato alla mostra "Italy:The New Domestic Landscape" al Moma di New York nel 1972 ed ha lavorato con Gae Aulenti agli studi sulla progettazione nei trasporti. Dall'inizio del 1980 è consulente della IBM Corporation per il product design dell'azienda in tutto il mondo.
Fra i vari riconoscimenti e premi ricevuti, il Compasso d'Oro ed il tedesco Die Gute Industrieform. Ha l'abitudine di lavorare a pochi progetti contemporaneamente e solo a quelli che lo interessano davvero. Secondo Sapper quando si disegna non si pensa in parole, ma in immagini tridimensionali, colorate, semoventi, che si toccano, delle volte suonano, possono essere calde e ti bruciano: così entrano i materiali, le sensazioni delle superfici, i vapori, il fuoco e infine si mangerà quello che contengono…..Il suo principale interesse è sempre stato rivolto verso il disegno di prodotti tecnicamente complessi, e la sperimentazione di tecnologie nuove.
Per Alessi ha disegnato alcuni progetti rimasti storici per la cultura del design, come:
- La caffettiera 9090, nel 1978
- Il bollitore con fischietto melodico, nel 1982-84
- La serie di pentole "La cintura di Orione", nel 1986
Per Brionvega, in collaborazione con M.Zanuso ha realizzato:
- Televisore "Doney 14" (1962)
- Televisore "Algol 11" (1964
- Radioricevitore "TS 502" (1964)
Per Siemens, con M. Zanuso ha progettato il telefono "Grillo" (1966)
AFRA e TOBIA SCARPA
Marito e moglie, entrambe architetti e designer, nati rispettivamente nel 1935 a Venezia e nel 1937 a Monte Belluna, iniziano nel 1958 a lavorare nel campo dell'arte del vetro con Venini a Murano. Hanno collaborato con le più grandi aziende di mobili :creando il divano "Bastiano" ed il letto "Vanessa" per Gavina, la poltrona "Soriara" (1970), che ha vinto il Compasso d'oro 1970 e la poltrona "925"( in mostra
permanente al Museum of Modern Art di New York) per Cassina; il sistema "Torcello" per Stildomus. Nel 1961 con i fratelli Castiglioni hanno creato la società di illuminazione Flos. Sono inoltre responsabili dell'immagine dei negozi Benetton e B & B Italia, in Europa ed in America. Le loro creazioni si trovano nei più grandi musei di tutto il mondo e molte sono state scelte per esposizioni internazionali. Tobia Scarpa crea la sua prima sedia nel 1959, prediligendo come materiali il legno ed il cuoio, materiali che utilizza con coerenza in tutte le sue successive realizzazioni, costantemente impostate su una concezione di forme scabre e semplici nelle quali si ritrova quel lucido rigore costruttivo così evidenziato nelle sue esperienze architettoniche e dove i valori funzionali ed estetici si offrono in perfetta unità di sintesi. Per queste forme si è accennato a riferimenti con i sedili dell'antico Egitto per le poltrone e con totem africani per le lampade.
Tra le altre creazioni più famose di Scarpa:
- lampada "Biagio" (1968) per Flos
- lampada "Copricorno" (1973) per Flos
- divano e poltrona "Erasmo" (1973) per B & B
- sedia "Dessau" (1973) per B & B
- lampada "Papillona" (1976) per Flos
- lampada "Butterfly" (1985) per Flos
PHILIPPE STARCK
Nato il 18 gennaio 1949 a Parigi, studia al Notre Dame of Saint Croix in Neully. Ancora studente crea una società di strutture gonfiabili finanziata da Lino Ventura. Nel 1970 crea il sistema luminoso " Easy Light", prima delle sue realizzazioni ad essere edita. Nel 1981, l'incontro con Jean- Louis Costes, permette a Starck di concepire, tre anni dopo la ristrutturazione del famoso Café Costes, in Place des Innocents, nella prima circoscrizione di Parigi. Starck è venuto all'onore delle cronache non settoriali per avere collaborato nel 1982 alla realizzazione dell'arredamento di alcune stanze degli appartamenti privati del Presidente Mitterrand al Palazzo dell'Eliseo. Ma, a parte questo lavoro che si aggiunge a molti altri progetti ed allestimenti, Starck è noto e stimato in patria e fuori per le sue qualità di designer, di intelligente e colto autodidatta, di poetico creatore libero da conformismi,(considerato "enfant terrible"), ma dalla controllatissima professionalità.
Tra le sue realizzazioni:
- sedia "Costes"(1981), per Aleph
- sedia "Doctor Sonderbar" (1983) per Xò
- tavolo "Tippy Jackson" (1981), per Aleph
- piccola poltrona "J" (1984/86), per Aleph
- sedia "Von Vogelsang" (1984), per Aleph
- sedia "Dr. Glob" (1988/89), per Kartell
- lampada "Arà" (1988), per Flos
- spremiagrumi "Juicy Salif" (1990/91), per Alessi
- scolaverdura "Max- le- chinois" (1990/91), per Alessi
- bollitore "Hot Bertaa" (1990/91), per Alessi
- lampada "Miss Sissi" (1991), per Flos
Nel dominio del disegno industriale, a Starck si deve tra l'altro il disegno della pasta "Quartella" e "Mandala" per Panzani.
ETTORE SOTTSASS jr.
Nato nel 1917 ad Innsbuck, in Austria, si laurea in architettura nel 1939, ma comincia l'attività professionale solo nel 1947 aprendo uno studio a Milano, dopo la prigionia in un campo di concentramento tedesco. Si dedica alla ricerca ed alla sperimentazione nei campi più diversi: architettura, industrial design, ceramica, grafica, artigianato, che da allora lo interessano in egual misura. Dopo un'esperienza con Georgie Nelson negli Stati Uniti, inizia la sua collaborazione con Olivetti nel 1958, come responsabile del settore Computer Design. Partecipa criticamente a molte edizioni della Triennale di Milano, di cui è Commissario per la sezione Internazionale nella XV edizione. Negli anni Settanta è protagonista dell'esperienza "radicale", di cui è considerato il padre spirituale, partecipa alla fondazione ed all'attività della Gllobal Tools. Alla sua opera vengono dedicate moltissime mostre (Cooper Hewitt Museum di New York, IDZ di Berlino, Biennale di Venezia, tutte nel 1976). Nel 1977 in gruppo con altri professionisti (C.D.M.), ha progettato un sistema di segnaletica, sistemazione viaria, sistema sostegno pubblicità, sistema cromatico e logotipo per l'aeroporto di Fiumicino a Roma. Nel 1981 è promotore di Memphis, con cui la sua poetica conosce un successo senza precedenti ed una diffusione mondiale, grazie anche alla collaborazione al gruppo di due generazioni di designer di avanguardia, la più vecchia ex- radicale e la più giovane neomoderna. Il lavoro di Sottsass si è concentrato particolarmente sul tentativo di trovare modi più sensoriali per definire sia la forma che gli spazi per la vita domestica, dando tra l'altro grande importanza al colore come fonte di energia potenziale e simbolo do vitalità, in contrapposizione alla rigidezza intellettuale delle strutture.
Nella sua carriera sembrerebbe possibile leggere una apparente contraddizione: da un lato la fredda funzionalità che ispira la produzione per il gruppo Olivetti, dall'altro, l'immaginazione creativa, l'espressività simbolica delle sue esperenze grafiche, delle sculture, dei suoi numerosi arredi( per Knoll, Abet, Memphis, Zanotta), delle lampade per Arredoluce, Vistosi ed Artemide e dei complementi in metallo per Alessi. Pur tuttavia la ricerca di una libera espressività personale è presente anche nei prodotti da ufficio: Nella sua produzione la macchina da scrivere (basti pensare alla pluricelebrata Valentine", 1970) od il calcolatore, evidenziano un uso spregiudicato del colore e nuove soluzioni formali legate ad un più attento interesse alle mutate condizioni di vita e di lavoro. I suoi sistemi per ufficio sono il risultato di un continuo problema di semplificazione al fine di ricercare denominatori comuni, moduli costanti e coincidenze. Sono quindi due, le più rilevanti costanti dell'opera di Sottsass: l'attenzione alle abitudini comportamentali nella progettazione dell'oggetto e l'individuazione di corrette strategie in rapporto alle politiche aziendali nella collaborazione con le strutture produttive.
Tra le maggiori realizzazioni:
- per Alessi _ Secchiello per il ghiaccio "serie Boston" (1979)
_ Servizio per olio e aceto (1981)
- per Artemide _ lampada "Callimaco" (1980)
- per Memphis_ mobile "Carlton" (1981), in laminato plastico
- per Olivetti _ macchina da scrivere potatile "Valentine" (1969/70)
_"M 20 PC" (1981
- per Poltronova _ divano "Califfo" (1964)
LOUIS COMFORT TIFFANY(1848-1933)
Uno dei designer americani più famosi di oggetti in vetro, metallo e di gioielli in stile Art Nouveau. Cominciò la carriera come pittore, ma alla fine degli anni 1870 l'interesse crescente per le arti decorative lo indusse a dedicarsi alla produzione di vetri e al design di interni. Le sue opere ottennero un successo ineguagliabile e la reputazione di maestro dell'artigianato che l'artista si conquistò si estese dall'America all'Europa: i pezzi di Tiffany furono esposti nel 1895 presso il negozio "L'Art Nouveau" di Bing, a Parigi e poi presentati all'Esposizione Universale del 1900. Verso la fine del XIX secolo Tiffany brevettò un tipo di vetro iridescente, detto FAVRILE, ottenuto esponendo il vetro fuso ai vapori di sublimati metallici, che crea nuovi effetti ad imitazione del vetro antico, sulla base dei diversi toni del blu, verde, oro e rosa, spesso uniti in combinazioni delicate, talvolta esaltate da motivi decorativi, come fiori stilizzati, piume di pavone e filamenti ondeggianti.
Tra gli oggetti creati da Tiffany, posto importante occupano le lampade: l'artista era affascinato dalla luce e da tutti i tipi di illuminazione, amava il colore in sé, amava il vetro in sé e le lampade erano una forma d'arte che offriva l'opportunità di soddisfare questi tre interessi. I paralumi in vetro soffiato furono
uno sviluppo delle coppe e dei vasi soffiati, mentre i paralumi a mosaico di vetri piombati derivarono dai pannelli della mostra alla Columbian Exposition, in cui vetrate a mosaico brillavano giorno e notte, illuminate da dietro da lampade ad incandescenza Edison.
Queste lampade apparvero poco prima del 1899:
- una delle prime fu la Nautilus, per la quale Tiffany presentò la domanda di brevetto n.30665, il 2 maggio 1899.
- la "Dragonfly" disegnata da Clara Driscoll, tra le più raffinate disegnatrici alle dipendenze di Tiffany, che fu premiata all'Esposizione Universale di Parigi del 1900.
- la "Fountain Light", ideata per l'Esposizione di Buffalo del 1901, in cui l'acqua era simulata per mezzo di luci colorate, considerata una pietra miliare nell'illuminazione a luce elettrica.
Le lampade Tiffany rilevate nelle pubblicità sono:
- lampada "Poinsettia", 1900 circa(Diametro cm 56), con fiori stilizzati, sui toni del rosso, giallo e verde.
- lampada "Laburnum",1900 circa( Diametro cm 61), con tessere tagliate a forma di foglie, verde su sfondo giallo e azzurro.
I metodi di costruzione dei paralumi erano analoghi a quelli impiegati nelle vetrate a mosaico: un disegno a colori su cartone era seguito da un modello in grandezza naturale che serviva sia da guida
per la struttura in piombo, sia per dare forma a ciascun pezzo di vetro. La struttura modello per le lampade, tuttavia, era ritagliata da sottili lamine di rame poiché doveva essere usata centinaia di volte.
L'assemblaggio dei vetri con la struttura( tecnica della lamina di rame, a cui gli opuscoli di Tiffany fanno riferimento col nome di " ramatura"), era svolta da donne che erano libere di scegliere gli accostamenti cromatici, col felice risultato che molte lampade hanno caratteristiche peculiari. In una "Dragonfly", per esempio, la libellula può avere occhi rossi e ali iridescenti, un'altra può avere occhi verdi e ali azzurre. Le lampade "Wisteria" variano dall'azzurro intenso a quello pallido e all'argentato. I paralumi contengono spesso fino a mille pezzi di vetro, tuttavia ciascun pezzo possiede una leggiadria, una fluidità originali. I disegni delle lampade sono talmente sofisticati che, sebbene possano essere copiati, non possono essere imitati con facilità.
MICHAEL THONET (1796/1871)
Inizia come artigiano, aprendo nel 1819 un laboratorio di falegnameria a Boppard sul Reno. Intorno al 1830 inizia ad occuparsi della curvatura di singole parti dei suoi mobili: sottoposto per alcuni minuti alla azione di vapori bollenti, il materiale tagliato in assi viene reso flessibile(passato al vapore), le assi vengono poi serrate in forme di ferro(curvate) ed asciugate; infine con la lavorazione meccanica vengono portate alla forma definitiva. Le parti principali sono unite tra loro con delle viti, assolutamente senza colla. Leggerezza, robustezza, elasticità e grande resistenza sono le maggiori qualità di questi mobili. L'opera di M. Thonet rappresenta la prima forma nella quale si presenta il mobile moderno: vi si trovano riuniti bellezza formale, prezzo conveniente e varietà di soluzioni.
Oggi le sedie Thonet sono divenute un simbolo culturale.
I maggiori successi della Thonet sono:
- sedia n. 14 (1859)
- sedia n. 18 (1867)
- sedia a dondolo n. 7.027 (1860)
- sedia b-9 o sedia di Le Corbusier (1904)
MATTEO THUN
Nato a Bolzano nel 1952, ha frequentato l'Accademia di Oskar Kokoschka a Salisburgo e si è laureato in architettura a Firenze. Socio fondatore dello studio Sottsass Associati e del Groppo Memphis (1979/84), il cui linguaggio progettuale si pone a metà strada tra il Good design ed il Nuovo design.
La sua produzione spazia dalle piccole serie artistiche, per Alessi realizza nel 1988 lo Shaker "5250 Campari", ai prodotti di largo consumo (AeG, Campari, Swatch,Wmf).
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti:
- Compasso d'Oro nel 1987,1989 e 1991 per la macchina a controllo numerico CN, Mandelli e per i vasi e bicchieri "Sherrye Netherland" di Barovier & Toso
- Design of the Year Austria nel 1987 per il bicchiere "Via col vento" per Campari
- Design of the Year Japan nel 1988 per il servizio da caffè "le petit Café" Arzberg
KITA TOSHIYUKI
Designer giapponese, nato a Osaka nel 1942, ha compiuto gli studi al Naniwa College of art ed ha iniziato la sua attività, con un proprio studio nel 1965, interessandosi principalmente della problematica del design industriale in relazione allo spazio vitale. Contemporaneamente ha svolto attività di consulente per importanti società industriali giapponesi. Nel 1969 si è trasferito in Italia, stabilendosi a Milano, dove è impegnato come designer e consulente di produzione presso importanti ditte: per G.B. Bernini, ha collaborato con S. Coppola alla originale progettazione della sedia in acciaio tubolare "GRU"(1974), in cui la fantasia astratta orientale ha trovato espressione di perfetta sintesi con il rigore formale di misura occidentale. Tra i premi che ha ricevuto si devono ricordare lo Japan Interior Design Award, il Kitarov Kunii Industrial Award ed il Mainichi Design Award. Sue opere più celebri sono la poltrona WINK ed il tavolo KICK, disegnati per Cassina(1980), ed esposti nella collezione permanente del Museum of Modern Atr di New York.
Nel 1987 ha preso parte alle celebrazioni per il X anniversario del Centre G. Pompidou a Parigi.
OSCAR TUSQUETS BLANCA
Nato a Barcellona, ha frequentato la Escuela Tècnica Superir de Arquitectura, a Barcellona. Nel 1964 ha fondato lo Studio PER con Lluis Clotet, col quale ha collaborato a quasi tutti i progetti fino al 1984. E' stato professore ospite e conferenziere in università della Germania, della Francia e degli Usa e le sue opere sono state esposte in molti paesi europei. Ha ricevuto molte onorificenze per i suoi lavori, sia come architetto che come designer.
Per Alessi ha realizzato il sevizio "Tea & Coffee" Piazza (1984)
GINO VALLE
Nato ad Udine nel 1923, dopo un periodo dedicato alla pittura, nel 1948 si laurea in architettura a Venezia ed entra nello studio del padre. Negli anni Cinquanta svolge un intensa attività di industrial design e tra le creazioni di maggior successo: Orologi Solari (Compasso d'Oro 1956). In seguito si dedica principalmente all'architettura, realizzando numerose ed importanti opere, come:
- Industrie Zanussi-Rex, Pordenone 1959/65
- Complesso per uffici Olivetti ad Ivrea, 1987/90
Fortemente interessato alla didattica è stato docente in numerose scuole di architettura e design in Italia e all'estero.
FRANK LLOYD WRIGHT
Nato l'8 giugno 1867 a Richland Center,Wisconsin,USA. Dopo due anni di facoltà di ingegneria, parte per Chicago, dove lavora per vari studi, tra cui quello di Adler e Sullivan. Nel 1893 apre un proprio studio. Innamorato del "pionierismo" americano, è lui stesso un pioniere di nuove tecnologie o materiali, come testimoniano il "LARKIN BUILDING", "L'unity TEMPLE" ed i numerosi interventi realizzati a Chicago tra il 1893 ed il 1909, tra cui le "Prairie Houses". Considerato il creatore della cosiddetta "architettura organica", spesso messa in contrapposizione con quella "funzionale" europea, principio che nasce da Sullivan, secondo la quale l'architettura si sviluppa come un organismo da un nucleo centrale, senza schemi geometrici preordinati, vivendo liberamente nel proprio ambiente, anzi connaturandosi con esso, un architettura nata intorno all'uomo e cresciuta con lui. Tra le mani di Wright, architettura ed ingegneria si fondono magicamente, dando vita a capolavori di cemento armato, acciaio e vetro, sempre attenti alla qualità dello spazio interno con una concezione quasi mistica dell'abitare.
Intorno al 1937 viene realizzata la famosissima "FALLINGWATER" (Casa sulla cascata), in cui il corpo strutturale di pietra si innalza sopra i grandi massi corrosi dal millenario precipitare delle acque e le lastre orizzontali di cemento si sporgono fino al limite della cascata, in parallelo con le rocce, mentre la natura penetra nella casa, con gli alberi.
La creatività di Wright culmina, sul finire degli anni cinquanta con:
- Il Guggenheim Museum Di New York
- La Sinagoga Di Elkins Park, Pennsylvania
Due templi: tempio per l'arte e tempio per la fede. Abbraccio globale che stringe insieme il mondo della spiritualità e quello dell'intelletto. In ogni opera del maestro è riflessa una ricerca costante: il dialogo fra spazio ed architettura, nel quale la materia del costruito e l'elemento naturale, entro cui l'architettura vive, intervengono quali fondamentali medium espressivi. In questo dialogo lo spazio architettonico si dilata: non ha più un preciso limite, ma diventa un concetto metafisico nel quale confluiscono il contenente ed il contenuto, l'esterno e l'interno. Anche gli arredi che Wright disegna di volta in volta per le sue costruzioni, fanno parte di questo concetto globale dell'architettura. Infatti sono pensati per ambienti, nei quali si inseriscono in una osmosi totale di materiali, di dimensioni, in cui partecipano allo spazio come componenti fondamentali dello stesso. Cassina gode del diritto esclusivo di accesso agli schizzi di piante, sezioni e prospettive custoditi negli archivi di Taliesin, sede della Frank Lloid Wright Foundation, fondata dal maestro, poco prima della sua morte, avvenuta il 9 aprile 1959 a Phoenix, Arizona tra cui: la poltroncina "Barrel" (1937)
MARCO ZANUSO
Nato nel 1926 a Milano, dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1939. La sua molteplice attività di architetto, urbanista e designer ha inizio nel 1945, affermandosi presto tra i maggiori rappresentanti della "Seconda generazione" degli architetti italiani attivi, nell'immediato dopoguerra nel campo della industrializzazione edilizia. Animatore del dibattito culturale del Movimento Moderno, membro dei Congrès Internationaux d'architecture Moderne e dell' Istituto Nazionale di Urbanistica, dal 1946 al 1948 è caporedattore di "Domus" e negli anni Cinquanta redattore di "Casabella", durante la direzione di Rogers. Nel 1956 partecipa alla fondazione dell'ADI ed interviene più volte negli organismi pubblici, dando tra l'altro un contributo fondamentale alla realizzazione delle Triennali di Milano ed alla pianificazione urbanistica della stessa città. Dal 1979 al 1987 è titolare della cattedra di Progettazione per l'industria alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Vincitore del Compasso d'oro negli anni 1956, 1962, 1967, 1970 e premiato con medaglie a varie rassegne della Triennale di Milano (dall'VIII edizione in poi), Zanuso ha un suo preciso posto di preminenza nella storia del design italiano, di cui si può considerare uno dei protagonisti fondatori. Agli inizi degli anni Cinquanta l'industria italiana, ancora segnata dalle conseguenze della guerra, pur intuendo già le grandi possibilità offerte da un artigianato di grande qualità, dimostrava impreparazione ed insufficienza di modi per impiegarlo e dirigerlo opportunamente, diversamente da quel che avveniva, contemporaneamente, per l'artigianato nordico, già volto verso l'industrializzazione, fino a imporre presto nel mondo una sua estetica nuova, tanto che la nozione di moderno nel design è sinonimo di design danese o finlandese. E' in questo contesto che Marco Zanuso si inserisce ed intraprende, conscio di problemi ed esigenze nuove, i suoi primi studi di mobili e di apparecchi. La preoccupazione fondamentale entro cui inquadrare il lavoro di Zanuso è l'architettura come fenomeno industriale. Per Zanuso la progettazione è connessa agli aspetti della rivoluzione scientifica, di quella tecnologica e dei processi di industrializzazione che portano alla "Design Philosophy" , tendente a far parlare il linguaggio della tecnica. Il design di Zanuso implica una visione il più possibile disancorata da ogni compiacimento estetizzante, si assiste ad un abbassamento della "visione" a strumento naturalmente quotidiano. Con la sua produzione sembra dirci, che tutto quello che si fa nel mondo fisico artificiale, deve necessariamente rispondere ai bisogni che la società stessa manifesta in tutte le sue forme di vita e le sue articolazioni sul territorio. Il cammino di questo grande designer può essere riassunto in una sorta di a-formalità, non nel senso informale delle arti visive, ma di non condizionamento della forma e di elasticità di comportamenti connessi con l'uso: così il televisore perde ogni connotato di oggetto fisso, destinato a funzione univoca, è inseribile ovunque.
La cultura industriale è quindi intesa come continua tensione ispiratrice, con cui deve misurarsi il progettista, che verifica i rapporti esistenti tra la sua suggestione creativa e le relative possibilità di tradursi in una realtà.
Analizzando la vasta produzione di Zanuso è possibile suddividerla in due filoni particolarmente interessanti:
a. quello dei televisori, nei quali le soluzioni di miniaturizzazione della parte tecnica consentono una rapida agibilità di ispezione, verifica e riparazione, senza che tale corredo tecnico costringa ad ingombri, ecc. Cade la giustificazione tecnica al monumentale, e quindi l'alibi che assegna all'oggetto una dimensione di arredamento: lo spazio in cui collocare l'oggetto non si polarizza su di lui, né vi si riassume come in uno specchio . L'oggetto perde la sua definizione a punto fisso e si crea un raccordo tra innovazione tecnica e risultato visivo operativo, assorbita in termini di disponibilità a sollecitazioni tecniche innovative.
b. quello dei mobili. Nella sequenza delle "poltrone" si può notare la trasformazione nel tempo: da sagome preesistenti e da forme precostituite e rielaborate alla ricerca di un organismo completamente studiato su una configurazione dinamica di tutti gli elementi presi in esame a seconda di esigenze statiche e meccaniche, di considerazioni anatomiche e tecnologiche innestate tra di loro. La poltrona e, per estensione, il design di Zanuso, nasce così da una esperienza complessa e con una forma plasticamente fluida, disancorata da ogni compiacimento estetizzante, ma al tempo stesso libera e dinamica nella sua immagine fruitiva.
Il percorso progettuale:
- poltroncina "Lady "( 1951) per Arflex (Medaglia d'oro alla IX Triennale)
- macchina da cucire (1955) per Borletti (Compasso d'oro 1956)
- sedia "Lambda" (1959/62), in lamiera stampata, per Gavina
- televisore "Doney 14" (1962), in collaborazione con R. Sapper, per Brionvega (Compasso d'oro 1962)
- televisore "Algol 11" (1964) in collaborazione con R. Sapper, Per Brionvega (Medaglia d'oro)
- seggiolina per bambini "K1340" (1964) per Kartell
- radio portatile "TS 502" (1964) in collaborazione con R. Sapper, per Brionvega (Medaglia d'oro) telefono "Grillo" (1966/67), in collaborazione con R: Sapper, per Brionvega (Compasso d'oro 1967)
- tavolo "Marcuso" (1967/70) per Zanotta
- ventilatore "Ariante" (1974) per Vortice